L'HCV NEI TRAPIANTI DI FEGATO
L'epatite C è una
delle minacce più gravi alla riuscita di un trapianto di fegato,
soprattutto se il paziente aveva già il virus C al momento del
trapianto stesso.
In questi casi esistono dei protocolli terapeutici ma l'eliminazione
del virus si ottiene solo nel 16 per cento dei casi.
La principale indicazione al trapianto di fegato è costituita dalla
cirrosi derivante dall'epatite C. Sfortunatamente nel post trapianto
risulta essere molto frequente la recidiva di malattia epatica; in
ogni caso l'epatite C resta l'indicazione principale all'intervento,
data la maggiore prospettiva di vita. Un pericolo per i trapianti di
fegato. L'epatite C è la più comune causa di epatite post-trapianto di
fegato. Infatti, l'infezione da virus C ricorre in più del 90% dei
riceventi infetti al momento del trapianto. L'epatite, intesa come
infiammazione cronica del fegato, ricorre invece in circa il 50% degli
stessi soggetti entro il primo anno dal trapianto. Nonostante nella
maggior parte dei pazienti l'epatite decorra in modo lento, circa un
20 per cento dei casi dà origine a una cirrosi e a un fallimento del
trapianto. La diagnosi di infezione da virus C, anche in questi casi
si ottiene applicando il test che rivela la presenza nel sangue di RNA
virale.
Negli ultimi anni, per ragioni che ancora non sono state accertate, il
decorso dell'epatite C post trapianto è diventato più aggressivo: le
diverse modalità di uso del cortisone e di altri potenti farmaci
immunosoppressori che si utilizzano in caso di trapianto di fegato
sembrano avere un ruolo importante nell'influenzare questo decorso non
positivo. Le strategie di trattamento, purtroppo, a tutt'oggi sono
ancora modeste.
Prof. Enrico Roda
Cattedra di Gastroenterologia
Università di Bologna Fonte:
Pagine mediche.it (11/02/08).
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