ANCORA POCHI GLI
ITALIANI HCV IN TERAPIA INTERFERONICA
Una goccia nell'oceano è il quadro sconfortante che raffigura la condizione dei malati di epatite C in Italia.
Sono solo 25.000 i pazienti in terapia su un totale di circa 1.500.000 persone che si presume siano affette dal virus. E questo perché solo un italiano malato su cinque sa di esserlo.
Un "mondo sommerso" con implicazioni pesantissime dovute alle complicanze di questa subdola malattia, che comportano un alto tributo, pagato in termini di mortalità per cirrosi epatica, in Italia, con oltre 11.000 decessi all'anno, e, secondo uno studio americano, con un incremento dal 1998 al 2008 dei tumori al fegato pari al 68% e del numero dei trapianti di fegato del 528% .
L'allarme arriva da Parigi dove si è tenuto il 40° Congresso dell'European Association for the Study of the Liver
(EASL) e da dove arrivano indicazioni utili per cercare di arginare questa "epidemia silenziosa".
"Trattare precocemente e in età più giovane, i pazienti con transaminasi normali, cioè con le cosiddette
ALT normali (gli enzimi presenti dal fegato) può consentire di eliminare rapidamente il virus dal sangue e quindi portare alla guarigione - afferma Alfredo
Alberti, Professore associato di Terapia Medica all'Università di Padova -
Alla luce di questa semplice ma rivoluzionaria considerazione il peg-interferone alfa-2a associato alla ribavirina è l'unico farmaco autorizzato
dall'EMEA oggi disponibile per questo tipo di trattamento.
"Uno studio condotto su 514 pazienti, rivela che oltre 1 paziente con transaminasi nella norma su 2, se trattato con peg-interferone alfa-2a più
ribavirina, è in grado di
"sradicare" il virus e quindi di guarire dalla malattia", conferma
Antonio Ascione, Direttore dell'Unità a Struttura complessa di Epatologia dell'Azienda ospedaliera "Antonio
Cardarelli" di Napoli.
Attualmente il peg-interferone alfa-2a è il farmaco più studiato nei grandi trials internazionali che hanno coinvolto oltre 40.000 pazienti in tutto il mondo e ha
dato (associato alla ribavirina) i migliori risultati nei pazienti affetti da epatite cronica C - prosegue Antonio
Ascione,- Uno dei principali studi,
che ha arruolato più di 1.300 pazienti e che ha visto una larga partecipazione italiana, ha dimostrato l'efficacia di questa molecola nell'eliminare il virus dal sangue e quindi di fatto nel
guarire i pazienti nel 63% dei casi, con punte di circa l'80 % nei genotipi 2, 3 e del 52% nel genotipo 1, il più difficile da curare".
"Non è mai troppo tardi, per curare l'epatite C. Infatti, - sostiene Savino Bruno, Direttore dell'Unità dipartimentale di Epatologia dell'Ospedale
"Fate Bene Fratelli" di Milano - anche in questi casi difficili è possibile instaurare una terapia efficace in grado di ridurre la mortalità per
epatopatie."
Tre sono i consigli degli esperti italiani:
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Più informazione e sensibilizzazione per identificare precocemente le persone affette dal virus
HCV.
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Diagnosi precoci sono fondamentali perché le terapie attuali agiscono in tutti
gli stadi della malattia portando in molti casi alla guarigione completa in circa i due terzi dei pazienti o rallentando
l'insorgere di cirrosi e tumori al fegato.
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Maggiore attenzione verso i cosiddetti "portatori sani", i soggetti affetti da epatite C ma con le
transaminasi normali, perché con una terapia a base di peg-interferone alfa-2a si possono curare
oltre il 50%
dei pazienti.
Fonte: Salute Europa
news (18/04/05).
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