FEGATO E ADDITIVI ALIMENTARI
La legge italiana dice che sono
"additivi chimici" quelle sostanze prive di potere nutritivo o impiegate a scopo non
nutritivo, che si aggiungono in qualunque fase della lavorazione alla
superficie o alla massa degli alimenti per conservarne nel tempo le
caratteristiche chimiche, fisiche o chimico-fisiche, per evitarne
l'alterazione spontanea o per impartire ad essi particolari
caratteristiche di sapore, odore, aspetto e consistenza".
Queste sostanze aggiunte, servono quasi sempre per
coprire l'uso di materie prime scadenti, tempi di lavorazione affrettati,
modalità di conservazione inefficienti.
I conservanti, gli antiossidanti, i coloranti, gli
aromatizzanti fanno parte delle decine di migliaia di composti chimici in uso
(ovviamente non solo in campo alimentare). Di questi, solo 20.000
sono stati classificati secondo gli effetti tossici e 2.000 di essi
risultano provocare tumori nelle cavie.
Queste sostanze ingerite con gli alimenti, si "scaricano" inevitabilmente sul fegato, che è si occupa della
disintossicazione organica e qui provocano spesso i primi "guasti".
Vale poi la pena di ricordare che negli alimenti non vi
sono soltanto degli additivi volontariamente introdotti, ma sono presenti anche una
quantità sempre più cospicua di additivi "involontari".
Queste sostanze inquinanti (aldrin, DDT, nitrosammine, cloruro di vinile, metalli pesanti, antibiotici, ormoni ecc...)
rimangono nel cibo in seguito all'uso di diserbanti, concimi chimici,
pesticidi, farmaci che si utilizzano in agricoltura e nell'allevamento.
Gli alimenti, ricchi in additivi ma poveri di vitamine,
sali minerali, enzimi, flora batterica, proteine, non sono in grado di
apportare al fegato tutti quegli elementi che sono necessari per
svolgere correttamente le sue funzioni di svelenamento e disintossicazione,
funzioni che, d'altra parte, sono particolarmente
impegnate proprio dagli stessi cibi, ricchissimi in sostanze di rifiuto,
tossiche, da eliminare!!
In conclusione, bisogna porre maggiore attenzione alla
nostra alimentazione e limitare l'uso dei farmaci non
strettamente necessari, soprattutto in coloro che soffrono di epatite cronica. fonte:
dott.ssa Silvia B. (dietologa e nutrizionista clinico ospedaliero -
deceduta nel 2004)
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