SCELTA DELLA TERAPIA INTERFERONICA
Trattiamo
ora di un argomento di interesse comune a tutti i malati cronici che si sentono
timorosi o incerti nella
scelta della terapia interferonica. Come tutti ben sapete questo virus
una volta penetrato nell'organismo rimane "insediato" e
continua in modo asintomatico a provocare gravi danni al fegato.
Quindi, a nostro amichevole parere, una volta che viene accertata la
cronicità della patologia, nessun malato dovrebbe aver timore ad
iniziare la terapia interferonica, in quanto, il virus se non
opportunamente trattato, non "sparisce" da solo, come ahimè,
ci disse un epatologo durante un convegno: "alcune volte il virus
può penetrare nell'organismo e pochi mesi dopo sparire
improvvisamente, com'è capitato, com'è entrato, poi sparirà ".
Vi confidiamo che sentirsi ribadire un concetto del genere da colui
che dovrebbe essere uno specialista e dovrebbe preoccuparsi della
salute e della "guarigione" del proprio paziente, ovviamente
lascia perplessi
oltre che un ragionevole "dubbio" se intraprendere la
terapia o meno. Anche se non siamo epatologi, per esperienza personale
e per aver partecipato a molti convegni sparsi per il territorio
nazionale, siamo dell'opinione che, una volta che il virus è
penetrato nel nostro organismo e si è cronicizzato al punto da
iniziare a fare danni, con l'aumento delle transaminasi, forte
astenia, colore scuro delle urine ecc.. da quel momento e dopo aver
appurato la quantità di viremia ematica e aver possibilmente fatto
anche la biopsia epatica, di comune accordo con il proprio epatologo
di fiducia, a nostro amichevole parere sarebbe opportuno intraprendere
la terapia interferonica associata a ribavirina.
Per quanto riguarda la scelta del tipo d' interferone, ovviamente sarà
una scelta opportunamente ponderata e valutata insieme alla equipe
epatologica da voi scelta.
I tipi di interferone utilizzabili finora e che comunque stanno dando
ottime opportunità di negativizzazione, anche in coloro che sono
stati trattati precedentemente senza risultati, sono i seguenti:
-
il peginterferone sempre associato a ribavirina, che viene
somministrato una volta a settimana ed è risultata efficace nel 61%
dei pazienti: il 48% per quelli afflitti dal genotipo 1 (il più
difficile da curare) e nell´88% con genotipo 2 e 3.
l'interferone
peghilato "peg interferone alfa 2b" sempre
associato a ribavirina o in casi eccezionali anche in monoterapia,
sempre con somministrazione settimanale, viene utilizzato in pazienti
con transaminasi molto elevate; in pazienti mai trattati in precedenza
con interferoni; oppure trattati con risposta post-trattamento e
successiva recidiva.
Si è rivelata efficace nel 60-70% dei casi, perché induce la
formazione di anticorpi che eliminano il virus HCV.
Per quei malati che non dovessero rispondere a questa terapia si può
passare ad un secondo ciclo di cura, ma a dosi più alte, in questo
modo modificando la posologia, si estenderà l'efficacia ad un altro
20-30% di pazienti.
Si
sta attendendo l'autorizzazione e approvazione delle autorità
competenti americane per quanto riguarda l'utilizzo di inteferone
peghilato "alfa-2a (40KD)" di nuova generazione, per il
trattamento dell'infezione da epatite C anche in presenza di cirrosi
compensata, sia
in monoterapia che in associazione alla ribavirina, dimostrando
percentuali di efficacia più elevate mai raggiunte prima ed un
profilo di sicurezza migliore delle attuali terapie.
Questo sarà il primo trattamento per l'epatite C in grado di indurre
una risposta nell'86% dei pazienti entro 12 settimane, al contrario
dell'interferone tradizionale dov'è necessario attendere il doppio
del tempo, 24 settimane, per capire se la cura è efficace.
Attualmente è in corso una terapia sperimentale su oltre 17.000
pazienti appartenenti a diverse categorie: da quelli con genotipo
virale di tipo 1, ai soggetti cirrotici, le forme più difficili da
trattare, senza l'esclusione di altre condizioni particolari, come la
coinfezione con l'HIV o la presenza di insufficienza renale avanzata.
Con
l'approvazione da parte della Commissione Europea, le case
farmaceutiche saranno autorizzate a commercializzare l'interferone
peghilato alfa-2a in tutti i paesi dell'Unione Europea.
Commento iniziale: Max e Diana.
Fonte notizia: Salute
Europa news (09/03/03).
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