LA TESTIMONIANZA DI MARY
Ho 61 anni e vivo nei
pressi di Bari. Tutto è cominciato dieci anni fa, quando scoprii che
avevo contratto il virus HCV.
Nel 2000 decisi finalmente di affrontare la situazione e mi ricoverai
in ospedale.
Dopo dieci giorni di accertamenti mi prescrissero l'interferone
Roferon per sei mesi, alla fine dei quali il virus risultò negativo.
Il medico mi consigliò di seguire la stessa terapia per altri sei
mesi,ma io mi rifiutai per gli effetti collaterali provocati dal
Roferon.
Preferii dunque fare come lo struzzo e disinteressarmi nuovamente del
problema sperando che le cose si aggiustassero da sole.
Così non è stato,purtroppo e l’anno scorso, per l’incoraggiamento e la
spinta delle mia carissima amica Cettina, che conosceva un famoso
centro sperimentale di gastro-enterologia in prov. di Bari, mi sono
finalmente decisa a intervenire.
Il primario gastroenterologo convinto della necessità di agire con la
massima decisione e tempestività, data la gravità del mio caso (transaminasi
e alfafetoproteine altissime) mi ha subito informata che la cura
sarebbe stata lunghissima e molto pesante da sopportare, e così è
stato.
Mi prescrisse una iniezione di Pegintron da 100mg, che facevo una
volta alla settimana e mi causava febbre alta (fino a 39°) nei primi
tre giorni, e 5 cp. al giorno di ribavirina, che mi provocava mal di
stomaco e debolezza (sono stata costretta per la maggior parte del
tempo a restare distesa a letto o sul divano), perdita di capelli,
nausea, e soprattutto, dopo il settimo mese di cura, un
insopportabileprurito su tutto il corpo.
Per controbilanciare la perdita di forze, solo quando la quantità di
HGB arrivava a 9.2, il gastroenterologo mi prescrisse dei cicli di
Eprex, che mi restituirono un po’ di forze, provocandomi però altri
effetti collaterali (dolori alla testa e alle ossa).
In un anno sono dimagrita di 14 kg, il che ha permesso però (oltre che
la soddisfazione di portare di nuovo delle camicie da nottedella
taglia 42!!) una leggera diminuzione dei farmaci, man mano che il mio
peso si riduceva.
In questo periodo non nego di avere più volte pensato di mollare.
Non mi riconoscevo più: sono sempre stata una persona attivissima, in
casa e fuori e vedermi ridotta all’inattività mi pesava moltissimo,
pensavo che non c'è l’avrei fatta, credo, se non avessi avuto due
sostegni impagabili: il primo è stato quello delle mie figlie, che mi
hanno continuamente seguita e sostenuta nelle molteplici necessità
della cura (contatti con il medico, reperimento farmaci, prescrizioni
mediche ecc.) ma soprattutto mi hanno incoraggiata dal punto di vista
affettivo e psicologico.
A Stefania e a Debora va quindi il mio primo ringraziamento e tuttoil
mio amore: nonostante abbiano ormai le loro famiglie e abbiano
attraversato dei momenti familiari anche difficili, nella loro
grandissima sensibilità e affetto hanno dimostrato di avere sempre
spazio anche per me e i miei problemi.
Poi come secondo sostegno, non voglio dimenticare quello di mio
maritoe dell'altro mio figlio Ivan, che hanno vissuto con me ogni
giorno di questo lunghissimo calvario e hanno avuto una pazienza
infinita.
Non dimenticherò le infinità di volte in cui Giacomo, mio marito, mi
hamassaggiato la spalla, quando il prurito non mi dava tregua o mi ha
spalmato creme che avrebbero dovuto alleviarlo!
Non solo: mi ha sostituito in tutto, nelle inevitabili necessità
domestiche, perfino in cucina e nelle pulizie, penso che non molti
uomini avrebbero saputo fare lo stesso.
E poi ringrazio il primario gastroenterologo, che è un medico
speciale: ha fatto della cura delle malattie del fegato la sua
missione, ma non dimentica mai che davanti a lui non c’è la malattia,
ma ci sono i pazienti, che hanno sempre bisogno di essere ascoltati e
incoraggiati: con me lo ha fatto sempre.
Anche a lui, che mi diceva di "tenere duro" (come mi ripeteva
sempre)va il mio più vivo ringraziamento.
Attualmente, dopo alcuni mesi dalla fine della terapia, mi sento
giàritornare me stessa: le forze mi stanno pian piano ritornando, sono
in grado di guidare, occuparmi della casa ecc...
Vorrei quindi mandare un messaggio di ottimismo a chi ha il mio stesso
problema: non mollate, se ne può uscire!...
Grazie, infine, alla "rete" e a Max e Diana: hanno reso possibile
questo luogo di scambio di esperienze e di informazione, che aiuta a
non restare soli.
saluti a tutti,
Mary.
N.d.R: Mary non ha mai partecipato
alla nostra comunità virtuale. |