TERAPIA SPERIMENTALE SENZA INTERFERONE.
Un cocktail di
farmaci privi dell'interferone per colpire il virus dell'epatite C ed
eliminarlo. Una sperimentazione ha dimostrato l'efficacia di questa
nuova terapia orale contro il virus di genotipo 1, la forma più
diffusa ma anche più resistente ai trattamenti.
I risultati del trial di fase II su questo nuovo connubio di farmaci
sono stati presentati nel corso dell'ultimo congresso della European
Association for the Study of the Liver, che si è tenuto ad Amsterdam.
Stando ai dati, il cocktail sembra efficace in 9 pazienti su 10 e
potrebbe presto rappresentare una vera e propria svolta per la terapia
dell'epatite C.
Gaetano Ideo, direttore scientifico della Fondazione Amici dell'Epatologia,
spiega al Corriere della Sera: “per la prima volta sono ottimista. C'è
chi si spinge a dire che per la fine del 2014 avremo la terapia a
disposizione, io credo che forse dovremo aspettare anche il 2015: ma
se i dati raccolti fino a oggi si confermeranno, siamo davvero di
fronte a una novità che risolverà la malattia di moltissimi pazienti”.
La vera novità del trattamento è l'assenza dell'interferone, la cui
presenza è stata finora praticamente imprescindibile in ogni
protocollo anti-epatite.
Il farmaco non è molto amato dai pazienti in quanto gli effetti
collaterali sono molto pesanti. In alcuni casi può provocare
depressione per via dell'azione sul sistema nervosocentrale, oltre a
dimagrimento.
Di recente poi è stata introdotta la triplice terapia, senz'altro più
efficace, ma anche con un carico di effetti collaterali ancora più
ampio. Spesso il paziente manifesta anemia, tanto che la cura viene
molte volte integrata dalla somministrazione di eritropoietina.
Pertanto, avere a disposizione una nuova terapia efficace e al tempo
stesso ben tollerata dall'organismo è un obiettivo molto interessante
da raggiungere per la ricerca. Secondo i dati presentati ad Amsterdam,
gli eventi avversi si sono verificati solo nell'1,6 per cento dei
casi, mentre in poco più del 2 per cento si sono registrati valori
epatici compatibili con una presunta tossicità.
Nel 10 per cento dei casi, i pazienti hanno accusato effetti
collaterali di minore entità, quali nausea, affaticamento, diarrea,
insonnia e mal di testa. In compenso l'efficacia del trattamento pare
indubbia. Nel corso delle 8-12 settimane di terapia il 90 per cento
dei pazienti si è liberato del virus, con dati uniformi fra chi non
aveva ricevuto ancora alcun trattamento e chi non aveva avuto una
buona risposta dalla cura tradizionale.
Il cocktail si basa sull'utilizzo di un inibitore della proteasi
virale potenziato dall'antivirale ritonavir, da due inibitori della
polimerasi e dalla ribavirina. “Questi medicinali hanno un'azione
diretta sul virus, sono capaci di bloccarne la moltiplicazione: anche
per questo meccanismo d'azione la cura pare perciò estremamente
interessante e innovativa. Per di più è efficace in tempi ridotti
rispetto alle terapie attuali, appena tre mesi contro il doppio o il
quadruplo del tempo”, spiega Ideo.
Ora il trial verrà allargato ad una platea di volontari più ampia. Se
i risultati verranno confermati, i medici potranno avere a
disposizione nel giro di un paio di anni una sorta di arma definitiva
contro l'epatite C.
Fonte:
La
Stampa.it
(12/11/12).
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