LA TESTIMONIANZA DI TINA
Mi
chiamo Tina ed ho 49 anni, la mia storia e
lotta contro l'epatite C, inizia nel giugno del 2001.
Casualmente durante degli
esami di routine mi furono riscontrate le transaminasi un po' altine: AST 129 - ALT
197, quindi, mi domandarono se facevo
uso di alcolici o di stupefacenti.
"Certo che no" risposi. "Bevo mezzo bicchiere di
vino a pasto e qualche volta mi concedo un
"grappino" se mi trovo in compagnia, dopo una cena fra amici o se vado al ristorante",
risposi nuovamente al medico
che mi aveva posto la domanda.
Nel mio "intimo" però,
mi domandai per quale motivo mi facesse una domanda così
particolare, oltretutto provenienti da un cardiologo, dato che in quel momento, mi
trovavo nel suo studio
per una visita cardiologica ed elettrocardiogramma.
In quel periodo, accusavo delle irregolarità cardiache causate presumibilmente da stress.
L'E.C.G. non presentò particolari problemi, però mi consigliò di ritornare dal medico di base per ulteriori
accertamenti sulle
transaminasi così elevate.
In quel periodo, mi sentivo stanca, di quella stanchezza che ti deprime e come al solito si dà la colpa allo
stress, al
cambio di stagione. Ero sovente di
malumore e ogni attività che svolgevo, mi costava enorme fatica.
Quando uscii dallo studio del mio medico di
base mi sentii abbastanza agitata. Egli, mi parlò
di epatiti, di test, di replicanti ecc.…
Non avevo ancora ben compreso di cosa si
trattasse e pur essendo un pò in ansia
decisi di attendere l'esito degli ulteriori esami che mi aveva richiesto.
ANTI HCV: presenti; HCV-RNA: positivo
Mutismo e
rassegnazione?? Neanche per idea!!
Volli sapere tutto quello che occorreva sapere sulla patologia e poi ancora e ancora…quindi iniziai a
documentarmi.
Ero terrorizzata, non sapevo nemmeno che esistesse un virus del genere ma soprattutto per giorni e giorni
pensai:" come?
dove? e quando??? questo "vermiciattolo" si era
infilato nel mio sangue, nel mio organismo".
Mio marito mi sostenne moralmente, ma poveretto!!
Nemmeno lui non seppe cosa dirmi e poi anche se non me lo confesserà mai, credo che abbia temuto anche
per sé stesso.
Per fortuna incontrai presto un bravo
gastroenterologo che dopo aver letto gli esami in
mio possesso, mi spiegò in dettaglio la mia situazione. Mi disse subito che si
trattava di un'epatite presumibilmente già cronica, ma che oggi, fortunatamente ci sono terapie valide che aiutano a rallentare
l'evoluzione della malattia se non addirittura a debellarla.
Ad ottobre del 2001 feci la
biopsia epatica e mi venne confermata la cronicità all'epatite C
oltre al genotipo:
1/A Grading 3/18 - Staging 2/6.
Confermai la mia
volontà a sottopormi alla
terapia interferonica.
Iniziai nel febbraio 2002 ed ora sono arrivata
all'undicesimo mese di terapia e sinceramente per ora sta andando tutto per
il meglio.
Il periodo più triste e difficile
lo trascorsi all'inizio, alla "scoperta della malattia"... Nessuno
con cui condividere le mie paure, mi domandavo perché proprio
a me che sono così attenta all'igiene
personale?? Non ho mai subito trasfusioni di sangue e a parte il taglio cesareo avvenuto
23 anni fa, non mi sono mai
sottoposta ad alcun intervento chirurgico.
La preoccupazione più grande non fu comunque per me, bensì per mio marito e mia figlia, che si sottoposero
agli esami e vari test, che
per loro fortuna risultarono negativi.
Mi domandavo interiormente dove
potessi essere stata contagiata: dal dentista? dall'estetista? dalla parrucchiera? in
viaggio all'estero?
Poi ancora negatività attorno a me. Per correttezza, avvisai le persone sopraindicate della mia situazione
e una di loro, dopo un periodo abbastanza breve, mi fece capire che
non ero più cliente gradita.
Potete immaginare la rabbia e la mortificazione provate e subite!
L'unico mio supporto, a parte quello affettivo da parte
della mia famiglia (il più importante)
l'ho avuto leggendo e rileggendo un libro dedicato all'epatite C.
All'inizio della cura temevo di non
farcela a proseguire, il medico mi prescrisse:
- 1 iniezione settimanale di Pegintron da 80 mg e 5
capsule di Ribavirina al giorno, poi gradatamente
diminuita a due
capsule.
Gli effetti collaterali si presentarono da subito: (febbre, dolori muscolari, eritemi vari
alle gambe ed
anche l' herpes agli angoli delle labbra; pruriti vari, astenia e anche depressione).
Inoltre sono anche entrata in quella
fase particolare della donna chiamata pre-menopausa, non
si sa, se è stata anticipata dalla cura o perché era
giunto il mio momento fisiologico, comunque, non spiego per ovvi motivi quali altri
effetti possano sorgere in questo
periodo, ma ogni donna che ha superato la cinquantina, sa sicuramente a cosa mi sto
riferendo.
Per fortuna, che
nei successivi controlli mensili,
le transaminasi rientrarono nella norma e già al terzo
mese di cura l'HCV-RNA risultò: NEGATIVO
come pure al sesto
mese di terapia.
Segno questo, che la cura sta procedendo bene!!!
Non mi persi mai d'animo, forse, perché
ritengo di essere stata, nonostante tutto: fortunata.
Immaginate se avessi scoperto l'esistenza di un tumore,
come accadde a mia cognata, che poveretta! nello stesso anno 2001 ci lasciò dopo
appena sei mesi dalla scoperta della sua malattia!! Lo so, che potrebbe sembrare
patetico, ma per me è
stata invece "la molla" che mi è scattata dentro, per non piangermi addosso.
Sovente guardavo le persone in sala d'attesa, per scoprire chi poteva avere la mia stessa
patologia, ma vedevo e vedo tuttora, solo persone comuni e normali, che si sottopongono
agli esami o alle visite di normale routine. Sicuramente tra di loro ci sarà qualcuno in ansia e fortemente preoccupato.
A quelle persone vorrei dire, che non c'è nulla da temere e di affrontare con coraggio e fiducia la terapia
interferonica!
Moltissime persone si stanno impegnando per
sconfiggere questo dannato virus e molto presto ci
sarà un vaccino che lo
farà stare lontano da noi!!!
Ho terminato la terapia interferonica nel Febbraio del
2003.
E' stato un periodo lungo e per certi versi noioso, ma non ho mai perso la speranza della completa
negativizzazione.
A supportare questo particolare periodo della mia vita, ci sono stati e tuttora vi sono, i miei familiari ai
quali sono grata per aver avuto tanta amorevole pazienza, specialmente nei momenti in cui mi sentivo
depressa e quindi d'umore triste e a volte irascibile.
Fortunatamente, gli effetti collaterali della terapia, ed in particolare della
Ribavirina, divennero più sopportabili
verso fine terapia ed anche la febbre e la stanchezza durante i fine settimana, a seguito
dell'iniezione di
Pegintron, divennero quasi impercettibili. Naturalmente durante i weekend mi risparmiavo
dalle fatiche quotidiane, ma durante tutto il periodo della cura ho potuto svolgere le mie normali mansioni
lavorative.
Mi sono sempre sottoposta scrupolosamente agli esami di routine ed ogni tre mesi mi sottoponevo anche
agli esami virologici, che dimostravano con la
negativizzazione, il progressivo miglioramento della patologia tramite questa terapia.
La mia forza di volontà appoggiata anche dai risultati ottenuti e dalla comprensione dei miei cari e dallo
staff medico, determinò senz'alcun dubbio il successo ottenuto.
Nel mio quotidiano però ho sempre cercato di non pensare troppo a questa patologia che mi affligge.
Ho rispettato una dieta che non appesantisse ulteriormente il mio fegato ed in particolar modo ho definitivamente abolito l'alcool.
Anche dal lato psicologico ho superato molto bene tutte le mie difficoltà iniziali. Ricordo che quella fu la fase più terribile della malattia. L'angoscia della scoperta della malattia e di come potessi averla
contratta, mi tormentò per parecchi mesi prima di iniziare la terapia e poi anche durante i primi
mesi, nella parte iniziale della mia testimonianza ho messo in risalto quest'aspetto psicologico.
Sono oramai passati otto mesi dalla fine della terapia ed effettuo gli esami della transaminasi ogni 3-4
mesi.
Non mi considero ancora completamente guarita perché mi è stato spiegato che ci vorrà ancora qualche
anno di monitoraggio, ma sono stata classificata come soggetto
Responder.
Auguro a tutti coloro che hanno intrapreso la terapia interferonica, il mio stesso successo e con questa testimonianza vorrei spronare la volontà e la determinazione delle persone afflitte da epatite C, a proseguire nell'attuazione delle terapie intraprese o da iniziare.
Un anno può essere lungo, ma è un periodo in cui possiamo dare tregua al nostro fegato.
La speranza alla completa guarigione non deve abbandonarci mai!!
Oggi grazie all'aiuto ed alla comprensione di Max e Diana e ai Friends di Help EpatiC con i quali sono in
contatto, mi sento unita in una grande e solidale amicizia volta a sostenere coloro i quali necessitano di
supporto morale e condivisione amichevole e l'impegno che mi è stato affidato nella moderazione di due
forum, di questo sito, facenti parte dell'area riservata, mi dona serena consapevolezza e gioia che pur nel
mio "piccolo" posso essere di aiuto al prossimo e il ritrovarmi tutti i lunedì e giovedì nella
help-chat, con tutti gli amici malati o pregressi, mi fa comprendere che,
in questa lotta alla patologia non sono mai stata
sola perché questo subdolo e asintomatico virus, al di là delle individualità soggettive e degli effetti collaterali che la terapia produce, nella realtà accomuna tutti: donne ed uomini, giovani e anziani ed anche se in modo virtuale è bello riuscire a condividere gioie e sofferenze, tristezza e allegria tra tutti i friends della comunità virtuale di
Help EpatiC.
Tina.
N.d.R: Tina non
fa più parte della nostra comunità virtuale, ma risulta una pregressa
malata.
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